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Aggiornamento: 1 ago 2020
Si racconta che all’angolo di una via ci fosse un cieco che appeso al collo aveva un cartello con la scritta: “È il primo giorno di primavera e non posso vederlo”.
Ho letto per caso questa frase di Seguelà qualche tempo fa e mi ha rimbombato nella testa per giorni: un cieco, un cieco. Non può vedere: sente parlare, ascolta il mondo e la gente. La gente parla: di cose che vive e vede, di cose famose, di immagini, di storia. Parla di Storia di immagini e Storia dell'Arte.
Jacques Seguelà è stato uno dei più noti pubblicitari francesi; nato nel 1934, vive ancora a Parigi e non mi risulta difficile credere che si sia spesso imbattuto in gente povera e dimenticata da tutti, agli angoli della Metrò o dietro il Mercato dei Fiori sull'Île de la Cité, all'uscita della M4 – Cité.
Parigi è pregna d'Arte e di bellezze. Sono certa che la quasi totalità dei discorsi tra la gente che passa, ruoti attorno alle meraviglie di questo o quell'architetto, pittore, scultore.
I passanti. Che passano veloci, davanti agli invisibili. Gli invisibili, che ascoltano.Anche quando sono ciechi.
Quanto deve essere difficile essere ciechi a Parigi?
Quanto deve essere difficili essere ciechi in un mondo di immagini?
Non ci avevo mai pensato mentre ero a Parigi; e a dir la verità non ci avevo mai pensato in generale.
Fino a qualche tempo fa.
Dio è per l’uomo esattamente ciò che sono i colori per un cieco dalla nascita: una cosa impossibile da immaginare.
Disse un giorno il Marchese De Sade, prima di morire nel 1814.
Come potevo dipingere il mondo ad un cieco?
Come potevo prestargli i miei occhi?
Con le parole. Forse.
Avrei potuto parlare i quadri: raccontarli, ridipingerli con le parole.
Il linguaggio, questa invenzione squisitamente umana, può consentire quello che, in linea di principio, non dovrebbe essere possibile. Può permettere a tutti noi – perfino a chi è cieco dalla nascita – di vedere con gli occhi di un altro.
(Oliver Sacks)
Voglio essere io, l'altro.
Perché non solo l'amore è cieco.
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