top of page
Cerca
  • Immagine del redattoreMayra Stella M.

Orecchino di PERLA - J. Vermeer

Si potrebbe dire che questo – più di qualsiasi Vermeer – sia dipinto con polvere di perle.

“Dipinto con polvere di perle” è l'espressione meravigliosa che Jan Veth, pittore contemporaneo di Vermeer, uso per raccontare la delicatezza di questo ritratto.

È noto come La Ragazza con l'orecchino di Perla – o Ragazza con Turbante: dicono che sia il ritratto di una giovane donna.

In realtà è il ritratto di una perla alla quale questa ragazza presta il suo orecchio.


Jan Vermeer è stato un pittore olandese vissuto nel pieno '600 nei Paesi Bassi a Delf, che è una cittadina in linea d'area un po' più a nord di Londra.

Per altro, oltre questo, non ci sono molte informazioni su Vermeer: pensa che il suo appellativo è La Sfinge di Delft. Oggi abbiamo in tutto 36 dipinti.

E questa ragazza col turbante è il più famoso.

È il quadro più riprodotto dopo l'Urlo di Munch e la Monnalisa di Leonardo; ed in fondo, questa giovane perlata, è chiamata anche Monnalisa olandese.

È un olio su tela, alto 44,5 cm per 39 cm: in pratica le dimensioni del mio laptop.


C'è una ragazza, dipinta fino ad appena sotto la spalla.

Si vede che ha il corpo rivolto verso sinistra, ma il suo viso guarda te che sei davanti al quadro. Deve esserci una finestra da qualche parte oltre la tela, perché il volto della giovane è in piena luce: sembra bagnato di luce piena, mentre tutto intorno e alle sue spalle è buio pesto. Chissà perché si tira in ballo il pesto per indicare un buio tanto denso.

In effetti, se ci penso, questo buio è così pieno che se ci infilassi un braccio in quella stanza, sono certa, avrei la stessa sensazione di infilare una mano nel barattolo del pesto di basilico e pistacchi.


Questo volto di ragazza adolescente che non avrà più di 15 anni, è liscio e delicato come uno di quei marshmallow americani: se lo tocchi e schiacci il dito, affonda morbido e poi torna alla sua forma soda e tonda. Il volto è al centro e di tre quarti verso me che sto guardando lei.

E lei mi guarda e sembra quasi stia per sussurrare: ha bocca dischiusa, appena, come quando stai per dire qualcosa e prendi fiato in un sospiro.

Chissà che cosa pensa.

C'è un film che racconta una versione romanzata del ritratto. L'autrice della storia chiama la ragazza Griet: non è la storia vera, ma prova a interpretare i suoi pensieri e mi ha colpita come legge le emozioni della giovane perlata nel momento del ritratto.

Griet che aspetta Jan Vermeer che la ritrae e intanto pensa:

“i suoi occhi – quelli di Vermeer – si agganciarono ai miei. Non riuscivo a pensare a nulla se non che il loro colore grigio era identico all'interno di una conchiglia di ostrica. Sembrava che stesse aspettando qualcosa. Il viso cominciò a contrarmisi dalla paura, forse non gli stavo dando quello che desiderava. Griet disse sottovoce. Questo era tutto quanto aveva da dire. Gli occhi mi si riempirono di lacrime. Aveva cominciato a farmi il ritratto”.

Ed è così: sembra che la ragazza sia viva e si sia accorta di te, quell'istante in cui si è accorta della tua presenza e sta per chiederti qualcosa.

Le labbra socchiuse sono gonfie come gamberetti.

Il naso è dritto e sottile e svetta tra due occhi lucidi e rotondi senza sopracciglia.

La fronte è fasciata da una stoffa azzurro intenso: questo azzurro è un colore leggero, di quella sensazione di quando, appena sveglio, apri la finestra e annusi il cielo.

Per ottenere questo colore, al tempo di Vermeer, c'era bisogno della polvere di una pietra preziosa, il lapislazzuli: gli studiosi della tela dicono che provenisse dall'Afghanistan; ed era costosa perfino più dell'oro.

Ci pensi a quanto deve aver creduto in questa arte?

Non fu ricco, Jan Vermeer: è morto lasciando debiti alla moglie e 11 figli.

Perciò ha un valore immenso la sua scelta di colori e materiali così tanto preziosi.

Questa fascia sulla testa è il principio di un turbante che le avvolge tutto il capo in un gran nodo che le cade dalla testa sulle spalle, come il velo di una sposa.

Le spalle sono rilassate indietro, con il collo appena in fuori.

Spalle basse e petto in fuori, ed una giacca di un tessuto liscio e rigido: sembra fatto di rame e ottone. Ed anche questo sembra essere prezioso.

Oltre il viso, non c'è altra pelle scoperta.

Questo vortice di abiti che ti ho raccontato in qualche minuto, è come una spirale che per gli occhi si risolve in un secondo: non noti labbra, stoffe, spalle e sfondo buio.

Ciò che emerge a primo impatto è un orecchino, una gran perla, grande quasi quanto un occhio. È il terzo occhio della giovane.

Questa perla grande e tonda, brilla lucida e vetrata, tanto che i riflessi sembrano pungenti.

Ad osservarla più profondamente, è fatta di tre pennellate: due virgole e un trattino.

Tre tocchi di colore che hanno il peso di uno sguardo affascinante, di un profumo conosciuto e ad agrodolce della salamoia.

E gli occhi uguali: hanno il colore di un salato un po' slavato delle olive in calce e rafano.


Jan fu un mercante d'arte e noto esperto dell'arte italiana: si narra fu chiamato a valutare i quadri degli uomini d'affari, dai Tiziano e Raffaello, Michelangelo e Giorgione.

E dunque di sicuro conosceva il mito suo contemporaneo Caravaggio: mi chiedo se lo stile del ritratto in piena luce e il buio dietro possa essere un omaggio al Michelangelo Merisi Caravaggio. In fondo, tutti gli altri quadri di Vermeer, sono ambientati in luce e stanze colorate. Vermeer che fu mercante e poi pittore. Chissà se avrebbe immaginato che il valore del suo quadro avrebbe un giorno comparato fama e tecniche dei sui predecessori. Forse sì. E forse è questa la ragione per cui decise di intraprendere la carriera di pittore: chissà se ha mai portato anche i suoi stessi quadri a quelle aste, come un imprenditore di sé stesso al giorno d'oggi.


Ritratto di Donna con Turbante.

A dire il vero ho sbagliato dicitura: non è un ritratto.

Ritratto è quando si dipinge una persona con la sua identità ben definita, nome e cognome e appartenenza.

Questa immagine di donna senza nome appartiene ad una categoria chiamata tronie: diffusa nell'Olanda di quel tempo, aveva il fine di riprendere espressioni e sentimenti.

Per questo non importa chi sia stata e se è esistita, questa Giovane Perlata.

Il senso di quel quadro è trarre l'anima sottile di una donna adolescente. In questi tronien, che poi vuol dire “faccia, muso, fisionomia”, lo scopo è restituire umanità e sentimenti di persona a quelle classi svantaggiate che di solito restavano invisibili alla gente ed alla storia.

Sai, spesso i ritratti di alto rango nobiliare sono quelli che hanno popolato aste e gallerie. Ricchi e nobili potevano pagare commissioni per restare immortalati sulle tele e negli affreschi. E l'unica maniera in cui anche gli umili potevano posare per gli artisti, era di far da modelli per le vesti di dei e santi per le chiese e i religiosi.

Ma sai, qui siamo nell'Olanda del '600 e la religione nazionale è il Calvinismo. E la prerogativa è il divieto di rappresentazione di soggetti religiosi. E dunque, se un pittore non aveva commissioni nobiliari e non poteva fare appello al mondo sacro, doveva pur trovare una maniera per sperimentare l'arte d'espressione, per cui nacque quest'altra forma di ritratto archètipo dove i soggetti sono personaggi più che identità specifiche e famiglie.

Comunque il quadro che oggi è conservato a L'Aia e conosciuto in ogni dove, fu comperato all'asta solo nel 1881 per ben 2 fiorini e 30 centesimi di commissioni.


E intanto penso agli anni in cui fu dipinto, che era 1665 e chissà come vivevano la peste in Nord Europa: c'è scritto che arrivò lì su in Olanda nel 1664 e spazzò via almeno 35mila vittime nella sola Amsterdam.

Mi chiedo se Vermeer e la ragazza con la perla avessero un'idea di cosa accadde.

Sai, tanti ancora oggi sono in dubbio sull'esistenza o meno della Giovane: c'è chi sostiene sia un ritratto immaginario di bellezza-perfezione.C'è si chiede la ragione del turbante in stile turco e se una donna umile avrebbe mai potuto avere una gran perla.

E intanto, a Delft, dove Vermeer dipinse, aveva sede la cosiddetta Camera di Amministrazione della Compagnia olandese delle Indie Orientali. E mentre il commercio e l'economia cresceva, magari tra i mercati cittadini si prendeva ispirazione dalla moda esotica orientale.In fondo, questa moda, tra gioielli e stoffe e acconciature, è un po' croce e delizia della gente di ogni tempo.

E la bellezza è un dubbio – madornale e soggettivo – la gente di ogni epoca stravolge e definisce.

9 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page