OPHELIA interrotta - J. E. Millais
Aggiornamento: 31 lug 2020
Chi sei, Ophelia?
Sono innamorata, non ricambiata.
Orfana: impazzisco d'amore.
Ophelia è la donna di cui si innamorò l'Amleto di Shakespeare, donna non protagonista che scivola via dalla tragedia sul Principe di Danimarca, scivola nella follia e nella morte, scivola via per diventare finalmente protagonista. In questo quadro di John Everett Millais.
Una giovane ragazza, nel fiume, tra infinite piante. Sembra dormire, come Biancaneve aspetta il bacio del risveglio.
E quel bacio non arriva.
Una tela, non troppo grande: 111 cm per 76 di altezza. Pensate che la tela era stata progettata per decorare un baldacchino imperiale: la testata di un letto. Come una finestra a capo del letto, dalla quale affacciarsi. Al di là di un vetro che si affaccia sulle sponde di un fiume.
E mille piante, fiori e odori.
C'è un salice che cresce storto sul ruscello e specchia le sue foglie canute nella vitrea corrente; laggiù lei [Ofelia] intrecciava ghirlande fantastiche di ranuncoli, di ortiche, di margherite, e lunghi fiori color porpora cui i pastori sboccati danno un nome più indecente, ma che le nostre illibate fanciulle chiamano dita di morto. Lì, sui rami pendenti mentre s’arrampicava per appendere le sue coroncine, un ramoscello maligno si spezzò, e giù caddero i suoi verdi trofei e lei stessa nel piangente ruscello. Le sue vesti si gonfiarono, e come una sirena per un poco la sorressero, mentre cantava brani di canzoni antiche, come una ignara del suo stesso rischio, o come una creatura nata e formata per quell'elemento. Ma non poté durare a lungo, finché le sue vesti, pesanti dal loro imbeversi, trassero la povera infelice dalle sue melodie alla morte fangosa. Amleto, Atto IV, scena VII
Qui davanti in basso a sinistra, ci sono delle piante a foglia lunga e appuntita, sono alte quanto metà tela, erette sembrano voler nascondere qualcosa, un corpo. Un viso. C'è una ragazza distesa, supina, sul filo dell'acqua. Ci sta tutta nella tela, è alta un metro.
Sul filo di un ruscello talmente stretto che quasi non so dove inizia l'acqua e finisce l'erba.
Attira subito l'attenzione questo corpo di fanciulla. Non riesci a capire bene se galleggia trasognata e pensierosa o cosa. Distesa con la bocca dischiusa, viene fuori un soffio d'alito e si sposa con la brezza. Gli occhi aperti che mi ingannano, non so se stia pensando oppure è morta.Gli occhi fissi come i miei di quando sogno ad occhi aperti e guardo un punto che non c'è, non guardo nulla, perché quando l'occhio fisso, vedi solo ciò che hai dentro. Uno sguardo parcheggiato nel drive-in dei tuoi pensieri.
Così Ophelia. I capelli lunghi, ondeggianti come fili di rame sottili e fibrosi che – lunghissimi – accompagnano il cammino e la scortano come quei cordoni funebri attaccati alla bara del defunto. Ed i parenti o pochi scelti, lo reggono come stessero dando la mano al proprio caro morto, accompagnandolo nella sua ultima passeggiata sulla Terra.
La pelle è liscia e delicata, come il petalo di rosa, sa di profumato e sottile tanto che se lo toccassi appena, ti resterebbe della pelle sul polpastrello, un po' come le sfoglie di cipolla.
Cera: ha la consistenza della cera, questa pelle, liscia e sciolta, quasi umida di un fuoco appena spento.
Allora è morta: è morta Ophelia. Dalle labbra lì dischiuse, allora, è l'ultimo sospiro.
Una collana di violette cinge il collo: atto IV, scena V
«e le violette ti vorrei dare, ma appassiron tutte quando morì mio padre. M'hanno detto che ha fatto buona fine...».
Sapete che le violette simboleggiano la fedeltà e la castità? Ed erano omaggio alle morti precoci.
È tutto melmoso ed è pungente l'odore del muschio, di bosco e di piante bagnate. Dopo i temporali d'autunno, ci siete mai stati in campagna?
L'odore di terra bagnata, le mosche, gli uccelli che tornano a cantare.Il fruscio delle foglie che ondeggiando a un vento stanco.
Si chiama verde, questa sinfonia di profumi.
Verde bagnato d'autunno.
Che poi è la stagione in cui Millais ha cominciato a dipingere questo quadro.
Inglese del più estremo sud, si trasferì poco più a nord, verso Londra, nel Surrey e per 5 lunghi mesi d'autunno andava col suo cavalletto e tavolozza sulle sponde del fiume ad osservare e dipingere tutta la vegetazione.
Ve lo immaginate Millais, questo ragazzo di 22 anni, che – tela sottobraccio – ogni mattina va lì, sulle sponde umide di un fiume inglese e dipinge foglie e fiori.
Millais dipinse tutto lo sfondo floreale, lasciando spazio per la protagonista.
Questa cornice di vegetazione gli prese ben 5 mesi dall'autunno all'inverno.
Lì sulla riva di un fiume, nel bosco: non ha i guanti mentre dipinge, tiene il pennello e fa freddo, ma lui continua.
Per 11 lunghissime ore al giorno. 11 ore su 24, senza contare che alcune le usi per dormire.
Tu cosa faresti per 11 ore filate?
L'acqua accoglie il corpo e fiori di nuvola bianca. Ranuncoli forse.
Sai? Sono simbolo di superficialità e ingratitudine.
Quella di Amleto, forse, nei confronti della sua amata.
Ed ora non voglio fare la mestrina, ma mi piacerebbe raccontarti come stavano le cose, nello scritto shakespeariano: Amleto è orfano di padre ucciso, Amleto è amante innamorato di Ophelia. Ophelia è figlia del ciambellano di corte. Amleto vuol vendetta, ma teme per la vita dell'amata, la ripudia e finge odio e pazzia. La insulta, la scaccia. Ophelia è disperata. Amleto persegue la sua smania di vendetta e uccide, per errore, il padre dell'amata Ophelia.
Orrore!
Ophelia non sa nulla, non capisce ed orfana impazzisce. Senza padre e senza amore, fugge disperata verso il fiume. Si parla tanto di suicidio, ma in fondo in fondo non è vero. Ophelia è arresa. Disperata è lì che intreccia ghirlande, fiori e foglie e le sparge sulle fronde della riva. Scivola nell'acqua involontaria e resta ferma. Annega. Muore. Ma non di morte volontaria. Nel suo cuore è solo stanca. Si riposa su quel velo d'acqua che pian piano l'accarezza. Amleto è già lontano e non l'abbraccia, da tanto, le manca quell'abbraccio che ora il fiume le sta dando. Lentamente l'acqua abbraccia i sui vestiti damascati che si gonfiano ed assorbono quell'acqua di palude. Lei è tranquilla in questo letto di calma silenziosa che suona e le sussurra. Amleto non le sussurra più. Lentamente l'acqua l'abbraccia sempre più forte, le abbraccia le cosce, la pancia e le braccia, fino al collo.
Ophelia ha le braccia semiaperte, i gomiti stretti al tronco le sfiorano la vita. La vita la sta lasciando, ma lei ha i polsi fuori dalle acque, le mani aperte, morbide, come una Madonna arresa a mani in alto, ma non troppo.
Tra le dita: fiorellini. Metaforici. E sembra aspettare a cuore aperto che qualcuno arrivi a prenderla. Ed arriva: la morte.
Serena. In un sarcofago di foglie vive e fitte, come fossero lenzuoli d'edera stagnante.
La modella per Ophelia fu Lizzie. Una ragazza circa ventenne, modella icona del periodo preraffaellita.
Sì, si chiama così questa corrente artistica della Bretagna di metà Ottocento.
La Confraternita dei Preraffaelliti: pittori stanchi del cupo accademismo Barocco.
Pre-Raffaelliti, per colpa di Raffaello Sanzio: è colpa sua se la bellezza di tanta natura fu inquinata e sacrificata in nome delle regole pittoriche. Loro, i PREraffaelliti, avrebbero riportato in vita, in olio e tela, la bellezza romantica di quell'arte primaRaffaello. Donne e fiori e foglie vive. Allegoria.Donne: Lizzie, Elizabeth Siddal, posò per Millais.
È lei quel corpo sulla tela.
E sai com'era in realtà?
Sai dov'era in verità mentre Millais la dipingeva?
Londra, appartamento. Vasca da bagno piena d'acqua. Inverno.
Lizzie, coraggiosa, in acqua coi vestiti posa immobile. L'acqua è riscaldata da candele accese sotto quella vasca. Il tempo scorre, le candele si consumano.
E l'acqua è, piano, gelida.
Lizzie resta lì, bagnata ancora e ancora. Per giorni, ogni giorno posa per ore.
E resiste. Ma il suo corpo no. E si ammala di bronchite.In quel quadro nella Tate Gallery di Londra, oggi, ammirato o guardato con svelta sufficienza, ci sono ben tre sacrifici: Lizzie e la sua polmonite; John Millais e i 5 mesi al fiume d'inverno. Ophelia, una ragazza innamorata e stanca, folle d'amore non ricambiato, che pure se frutto di pagine di un libro ... non ditemi che non abbiate conosciuto di amori a senso unico, che all'improvviso uccidono di follia e non so perché-ma è colpa mia.
Lizzie non morì, non come Ophelia, ma respirò per sempre male, custodendo nei polmoni quello spirito d'Ophelia che oggi esiste sulla tela. Quando pensi a questo quadro, sappi che quella ragazza visse e soffrì. E se nel quadro il personaggio è morto dopo poche ore, Lizzie visse e sopportò per giorni e giorni una tortura quotidiana d'acqua gelida a 20 anni.
E attorno al corpo e sulle sponde e tra le piante dall'altra parte della riva, fiori e un pettirosso. Sapevi che il pettirosso è doppio simbolo di vita e quasi morte?
Il pettirosso, petto rosso sanguinante.
E un topo d'acqua, accanto al corpo, è ben nascosto. Chissà perché Millais volle lasciarlo a vegliar la morte di una donna disillusa.
E tanti fiori. Ognuno un simbolo.
Talmente ben ritratti che divennero l'esempio di botanica di tanti professori.
Il quadro fu dipinto nel 1851. La fotografia esisteva già, da ben più di 10 anni.
Ma sapete? Paradosso!
Era meno precisa, definita, dei ritratti di pittura.
Un quadro più preciso di qualunque foto d'epoca.
Ed un gran valore intrinseco nei fiori.
Sai che i fiori erano mezzi di metafore e poesia?
Nel senso che dovevano sostituire le parole: vietate lettere d'amore in quel periodo. E se volevi far sapere i sentimenti, i fiori erano l'unica traduzione consentita e neanche troppo!
Pensa che un bouquet poteva essere dono solo tra due amanti che già s'erano incontrati.
Niente doni anonimi, vietati!
I fiori erano parole di sussurro e intimità.
E tanto più il pittore è dettagliato, e tanto tu che guardi puoi capire e riconoscere quei fiori, tanto è l'intimità e la confidenza che l'artista ti concede.
Ti sta svelando fiori ed emozioni: ed ogni profumo sussurra una parola.
Sii più attento e non passare in fretta davanti a tanto impegno.
C'è una finestra, una testata baldacchino. Fronde e odore di bagnato ed erba e muschio.
Le alghe del mare d'estate che si appiccicano alle caviglie.
Una ragazza, sta morendo?
Galleggia sull'acqua di un ruscello. Nascosta e scoperta, coperta di fiori e dietro i rovi, come i suoi capelli umidi, bagnati attorno al viso.
Alghe i suoi capelli appiccicati al viso.
Un ramo di salice cade sul viso: salice. Simbolo d'amore non ricambiato. Piangente.
Accanto al suo tronco, cresce l'ortica: punge le mani, pizzica e prude. Irrita. Simbolo di dolore. Dal dolore nasce un amore non ricambiato? O il dolore inquina le radici di un amore piangente? Forse Frida lo sa. Ma arriva tardi, col suo Diego.
Attorno ad una mano galleggiante, margherite, quelle della camomilla: riconosci il profumo? Sogni d'oro. E d'innocenza: questo è il simbolo.
In alto a destra, ai limiti del bordo, Orchis Mascula o Orchidea purpurea. Fiori in forma fallica, sfacciati. Che per pudore chiamano “dita di morto”. La morte ammessa più del sesso. Tabù.
Una rosa galleggia accanto alla guancia di Ophelia: suo fratello la chiama così. E non so se vellutata è più la guancia oppure il petalo del fiore.
E fiorellini ai margini del fiume: si chiamano nontiscordardimè. Salutano la salma.
E il nome dice tutto.
Ed una viola sul vestito. Viola, il fiore, ed il colore, sanno di un pensiero immerso e concentrato. Ed un suono di zampogna cornamusa. Capricciosa.In basso a destra, una pianta: fritillaria. Non la conoscevo, hanno la forma di una gonna, un po' rigonfia, un po' un ombrello senza scheletro di ferro. Sono fiori a testa in giù, che non capisci se son timidi o tristi sconsolati.
Ed il nome fritillaria prende spunto dal fritillus, una campanula da gioco d'epoca romana: dentro al cono, si tiravano la sorte con tre dadi. E forse questa sorte casuale è un po' metafora del Caso che è toccato alla fanciulla innamorata.
E infine: rosso a semi neri. Il papavero. Non sapevo fosse simbolo di morte.
Il sonno eterno.
Interruzione della vita.
Interruzione.
Stop.
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