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Immagine del redattoreMayra Stella M.

LE DUE FRIDA SOLITARIA - F. Kahlo

Aggiornamento: 1 ago 2020

Quanto è alta una persona seduta?

Poco meno di un metro e sessanta. Forse anche tu sei seduto, in questo momento.

C'è qualcuno accanto a te?

Cos'hai nella mano?


Ci sono due donne sedute, una accanto all'altra, e si tengono la mano.

Hanno 32 anni. Forse non ha importanza.

Ma la loro pelle è liscia e morbida, vellutata di una peluria pulita, calda. Entrambe.

Sono gemelle, in silenzio, davanti a te e ti stanno guardando, senza aprire bocca, non respirano neppure. Profumano di pioggia d'estate: te lo ricordi l'odore del temporale di luglio? Il vento umido e quei tuoni che urlano in fondo, mentre la lontananza li soffoca?Anche l'aria soffoca. Fai fatica a concentrarti su qualcosa che non sia la voce nella tua testa. Quella malinconica voce che dice sta per piovere. Arriva la tempesta.



Lei è Frida. Non so quanto sia famosa nel momento in cui ascolti questa storia.

È una ragazza messicana alla quale hanno dedicato un film.

Eppure, sul mio libro di storia dell'arte, non c'è.

È un po' come se avesse due identità in due universi paralleli: uno in cui è impossibile ignorarla. E l'altro dove lei non è nessuno, niente più che una ragazza messicana, un incidente, un letto, uno specchio ed un'amica immaginaria.

Frida Kahlo non ha una gemella. Ma la inventa. Lei la sente: e la dipinge.

Sono lei le due donne sedute davanti a te.

La tela è alta un metro e settanta, le due ragazze sono grandi quanto due donne reali.

Il viso, il corpo, le loro mani, puoi toccarle: sono le tue.

Si tengono la mano dolcemente, senza stringerla: le mani unite sono al centro perfetto di tutto il quadro, un metro e settantatré per un metro e settantré. Sono sedute composte, la schiena dritta, le spalle basse. Composte, in posa. Ti guardano perché lo sanno che le stai ritraendo. Gli occhi profondi, puntati fissi e respirano in silenzio, mute. Senti solo un lieve soffio di narici.

Sono due Frida. Anche io da bambina avrei voluto un'altra me come amica. Non credo sia presunzione. Penso più ad un profondo desiderio di essere compresa fino in fondo, un bisogno di qualcuno che sapesse e MI sapesse. Un'anima gemella e parallela.


Frida a destra. Frida a sinistra.

Come lobi di uno stesso cervello.

Dicono che il lobo destro sia quello razionale. Ed a sinistra c'è la creatività, la libertà.

La Frida a destra è messicana: ha gli occhi come fossero due buchi profondi, duri.

Ha una casacca lucida, di raso a maniche corte, le braccia scoperte, carnose, formose. È lei che regge la mano all'altra sé stessa. La sua casacca in raso le lascia collo e clavicole scoperte. Ma ancora più scoperto è un cuore umano.Sì, c'è un cuore umano sopra il seno, grande e vivo e fa tum tum.

È grande come un pollo girarrosto. Dicono che il cuore sia grande come un pugno, ma il suo è gigante, posato lì sul petto: che gli dai uno schiaffo, fa il rumore piatto di quella pelle viscida della carne cruda. Come il clap della bistecca sbattuta sul tagliere. L'odore uguale. Sottile, quasi inesistente.

Questo cuore fuori-petto ha due cordoni: uno va dritto a Frida accanto e l'altro entra nella maglia e abbraccia il braccio libero, non quello della mano nella mano.

Un braccio libero e posato in grembo.

Ha in mano una conchiglia. No, è un guscio di lumaca.

Non è vero: è un medaglione. Come un orologio da taschino. Un cammeo. La foto in piccolo di un uomo. È suo marito: Diego.

Frida ha suo marito tra le dita, in quell'immagine sfocata.

Diego è un uomo grande e grosso: è alto un metro e ottanta e pesa un bel quintale e mezzo. 150 kg. Frida solo 1.60 mt e pesa un terzo. Per ogni suo femmineo chilo, tre (kg) di Diego.

E 21 anni in più.


Frida ama Diego. Seduta lì, su questa panca di vimini, ha una gonna di velluto verde acido vescica. Questo verde è aspro, e pizzica come la lana dei maglioni della nonna. La gonna è del colore della giada, una pietra mezza sacra. La gonna è ampia e lunga, ma lascia intravedere appena la forma delle gambe. È seduta a gambe aperte, Frida, come una donna incinta, che hai la pancia gonfia e devi farle spazio tra le cosce per stare seduta dritta.

Al bordo della gonna che arriva fino in terra, un bordo delicato e fresco, come i gambi del prezzemolo. Lo tocchi e sembra a righe, sottili e vibranti, che sanno di lenzuolo appena messo.

Che bello il letto fresco di lavato: d'estate, il profumo del bucato appena asciutto.

Frida a sinistra è un bucato appena asciutto: ha un abito bianco pulito. Questo colore, il bianco, è una foglia di lattuga. Leggera e tesa. Croccante. Fresca.

È il profumo di quel letto, il cuscino fresco e secco. Il lenzuolo che sa di lavanda. Lo tocchi, il cotone, lo senti liscio e compatto. La pelle di una mano cinquantenne. Questo sembra. Asciutta e soda eppure morbida.


La gonna è ampia e ha dei ricami, piccoli e sporadici. I ricami sono quasi crosticine.

Ci pensavo da bambina: se mi sbucciavo il ginocchio, la crosta e il sangue secco erano i ricami ghirigori su una gamba bricconcella. Ricami crosticine che a toccarli appena, ti vien voglia di grattarli, scorticarli. Ed esce il sangue. Frida pulita, di sinistra, ha le gambe più composte. È sporca in grembo.

Nella mano un paio di forbici, di quelle da chirurgo, non da sarta o cartolaio. Sono lunghe e sottili, con la punta stretta e aguzza. E taglia delicata una vena sanguinante.

Ehi attenta, Frida: il vestito è tutto sporco e cola il sangue sulla gonna. Il sangue caldo e liquido.

Ti è uscito mai il sangue dal naso?

È caldo. Bollente. Non fa male.

Senti solo all'improvviso il naso umido e una lacrima. La senti nascere dalla gola e, non sai come, è già caduta. Non fa rumore, scivola. Sul labbro, calda e senza odore. Una lacrima, sì.

Così questa vena tagliata che lacrima e muore, che nasce dal suo cuore.

Anche Frida di sinistra ha il cuore fuori. Ma questo cuore di sinistra è aperto e sporca tutto il petto del vestito.

La macchia sul seno ha bagnato la stoffa ricamata del corpetto. Che fastidio la stoffa bagnata. Ti si appiccica al corpo e ti fa la pelle d'oca, raggrinzita e fastidiosa.

È bello il suo vestito.

Il corpetto insanguinato è di una stoffa riccia. La buccia di un melone! O il guscio di una noce.

La stoffa aderente ha il collo alto e le accarezza il mento, e le maniche ampie e sbuffeggianti quasi fossero meduse. Che poi, chi l'ha toccata mai una medusa?

Piuttosto è come un fiore gigantesco, grande quanto un mazzo intero di papaveri e cicorie.

La sua mano, quella senza forbici chirurgiche, è posata delicata sulla mano dell'altra Frida forte e salda.


I volti e le espressioni.

Beh: potrei dirti che hanno la stessa faccia. Sono Frida in due versioni gemellari.

Non è vero. Hanno i capelli scuri e corpulenti e tirati bene in su, intrecciati e pettinati.

Devono sentire un gran mal di testa: capelli saldi e tirati tutto il giorno, che ti strappano la pelle sulle tempie e sulla fronte.

La pelle è ben scoperta: la fronte liscia e grande quanto il palmo della mano. Accaldata anche la fronte e due folte sopracciglia. Puoi toccarle con un dito, sono spesse e unite al centro. È il tratto distintivo del suo volto da ritratto.

Il naso dritto e largo tra le guance ossute e spigolose.

Gli zigomi sono duri, reggono due occhioni e scivolano spioventi verso il mento. A farle una carezza, ti scivola la mano e arrivi al mento, tondeggiante e ben scolpito, un foro al centro. Anche il mio papà ha il mento doppio.

E labbra come un'albicocca, soda e gonfia. E corrucciata.

Ti racconterei lo sguardo fisso e impenetrabile di entrambe. Mute.

Ma la verità è che nascondono ciascuna un'emozione.


Frida a destra la bocca chiusa di chi guarda fiera e ferma. Non ha bisogno di nulla. Sei tu che l'hai incrociata e lei sta lì, sostiene il tuo guardarla, è ferma e stabile. Aspetta. Se ne sta. Punto.


La Frida a sinistra è spaventata. Come di chi ha fatto qualcosa, di chi ha paura di parlare e vuole urlare. Speranzosa, aspetta e chiede, con lo sguardo ed occhi fermi, ma sfuggenti. Qualcosa sta per accadere e lei lo sa.


È la tempesta alle loro spalle.

Nuvoloni, che preannunciano tempesta. Un po' monsonica, violenta e calda.

Frida Kahlo è a Città del Messico: deve far molto caldo lì. Chissà quanti temporali estivi anche maggio ed a novembre. Com'è il Messico?

La Frida a destra è razionale, è messicana, è calda e forte.

La Frida accanto è occidentale, ha freddo, è instabile e sfuggente.

Sono amiche solitarie.

Mute e logorate. Legate. Da due cuori scoperti e in bella vista, l'uno palpita e dà sangue a quello rotto e lacrimante.

Sono due, due donne, corpi, due facce e cuori.

Ed una vena sola, sottile, che le tiene insieme, più forte delle loro mani giunte.

Più forte dell'amore.

Una solitudine così disperata che s'è sdoppiata per farsi compagnia.


Dovevo avere sei anni quando vissi intensamente una immaginaria amicizia con una bambina della mia età più o meno. Sulla vetrata di quella che allora era la mia stanza, e che dava su Calle Allende – su uno dei primi vetri della finestra – ci alitavo sopra. E con un dito disegnavo una “porta”… Per questa “porta” uscivo nella mia immaginazione, con grande gioia e in fretta, attraversavo tutto lo spazio che si vedeva, fino a raggiungere una latteria di nome “PINZON”… Attraverso la “O” di PINZON entravo e scendevo fuori del tempo nelle viscere della terra, dove la mia “amica immaginaria” mi aspettava sempre. Non ricordo il suo aspetto né il suo colore. Ma ricordo la sua allegria – rideva molto. Senza suoni. Era agile e danzava come se non avesse peso alcuno. La seguivo in ogni suo movimento, e le raccontavo, mentre lei danzava, i miei crucci segreti. Quali? Non ricordo. Ma lei sapeva dalla mia voce tutte le mie cose…Quando ritornavo alla finestra, entravo per la stessa porta disegnata sul vetro. Quando? Per quanto tempo ero stata con “lei”? Non so. Forse un secondo o migliaia di anni… Ero felice. Cancellavo la “porta” con la mano e “spariva”. Correvo con il mio segreto e la mia allegria nel più remoto angolo del cortile di casa mia, e sempre nello stesso posto, sotto un albero di cedro, gridavo e ridevo. Sorpresa di essere sola con la mia gran felicità e con il ricordo così vivo della bambina. Son passati 34 anni da quando ho vissuto quella magica amicizia e ogni volta che la ricordo, rivive e cresce, sempre di più dentro il mio mondo.

Frida è morta a 47 anni.

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