FRIDA scrive - Diario di F. Kahlo
Aggiornamento: 1 ago 2020
Oggi sarebbe stato il suo 113° compleanno.
Ed ho voluto celebrarla così: quattro chiacchiere (postume) con lei.
E il suo diario.
Oggi c'è un episodio speciale, in memoria di Frida Kahlo: festeggiamo il suo 113° compleanno.
Frida fu pittrice, ma scrisse anche tanto. Pagine che sembrano poesie. E magari tanti l'avranno già fatto e l'avranno già letta. Ma ho pensato di celebrarla così anch'io: prestandole la voce per un giorno, provando a cucire le sue pagine-parole in un piccolo racconto.
Quindi solo per oggi: in Artis Blind non saranno i colori ad avere un suono.
Ma un'artista avrà daccapo una voce: la mia.
Frida è te che ascolti. Ti senti strano, vero? Talmente strano che forse al mondo non esiste qualcuno come te.
Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo, ma poi ho pensato: ci sono così tante persone nel mondo; ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io. Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere tutto ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te.
La vita insiste per essere mia amica e il destino mio nemico.
Un nemico che le lascia dolori e cicatrici. Cos'è una cicatrice?
Le cicatrici sono aperture attraverso le quali un essere entra nella solitudine dell’altro. E l'angoscia e il dolore. Il piacere e la morte non sono nient'altro che un processo per esistere. È così, Frida?Me lo giuri?
Me lo giuri che la morte pesa quanto il mio dolore?
Me lo giuri che non rende più leggeri e meno soli?
Questa vita.
Ogni “tic-tac” è un secondo della vita che passa, fugge e non si ripete. E in essa c’è tanta intensità e interesse che il problema è solo saperla vivere.
E come si vive? Tu che fai, della tua vita? Quando ti svegli, quando ti vesti dove vai? Io studio. Ogni giorno. E anche Frida.
Perché studi così tanto? Quale segreto vai cercando? La vita te lo rivelerà presto. Io so già tutto, senza leggere o scrivere. Poco tempo fa, forse solo qualche giorno fa, ero una ragazza che camminava in un mondo di colori, di forme chiare e tangibili. Tutto era misterioso e qualcosa si nascondeva; immaginare la sua natura era per me un gioco. Se tu sapessi com'è terribile raggiungere tutta la conoscenza all'improvviso – come se un lampo illuminasse la terra! Ora vivo in un pianeta di dolore, trasparente come il ghiaccio. È come se avessi imparato tutto in una volta, in pochi secondi. Le mie amiche, le mie compagne si sono fatte donne lentamente. Io sono diventata vecchia in pochi istanti e ora tutto è insipido e piatto. So che dietro non c'è niente; se ci fosse qualcosa lo vedrei.
Lo vedresti? E se ci fosse e non lo sapessi? A volte c'è ma non si vede. Puoi sentirlo, se lo ascolti, se stai zitta e annusi l'aria. La mia qui, ora, sa di citronella e vento. È estate.
E ho nostalgia di qualcosa che non so. Ho nostalgia di amare. Ho bisogno di un amore.
Me lo merito?
Ti meriti un amore che ti voglia spettinata,con tutto e le ragioni che ti fanno alzare in fretta, con tutto e i demoni che non ti lasciano dormire. Ti meriti un amore che ti faccia sentire sicura, in grado di mangiarsi il mondo quando cammina accanto a te, che senta che i tuoi abbracci sono perfetti per la sua pelle. Ti meriti un amore che voglia ballare con te, che trovi il paradiso ogni volta che guarda nei tuoi occhi, che non si annoi mai di leggere le tue espressioni.
Ti meriti un amore che ti ascolti quando canti, che ti appoggi quando fai il ridicolo, che rispetti il tuo essere libero, che ti accompagni nel tuo volo, che non abbia paura di cadere. Ti meriti un amore che ti spazzi via le bugie che ti porti l’illusione, il caffè e la poesia.
E mi sono chiesta tante volte se sono bella. Lo sono?
Bellezza e bruttezza sono un miraggio perché tanto gli altri finiscono per vedere la nostra interiorità.
Un po' come gli animali: voglio essere animale. Perché loro non sono ridicoli come noi.
La tragedia è la cosa più ridicola che l'uomo ha: gli animali anche se soffrono, non esibiscono la loro pena in teatri e teatrini. E il loro dolore è più vero di qualunque immagine ogni uomo possa rappresentare o sentire come “dolorosa”.
Ho bevuto, ci ho provato ad affogare i miei dolori, ma hanno imparato a nuotare, queste dannate cose. Hanno imparato a nuotare.
Già: loro prima di me.
Ci ho provato a chiuderli dentro di me, ma mi hanno divorata da dentro.
Ed ora sono marcia. Marcia di invidia e cattiveria, di sconfitta e delusione.
Ma tu, tu che ancora puoi salvarti e che ascolti la mia voce ora: non fermarti. Non fermarti dove non puoi dare amore. Scappa, corri. Via dal mondo dei cattivi. Verso il cielo.
È lecito inventare verbi nuovi? Voglio regalartene uno: io ti cielo, così che le mie ali possano distendersi smisuratamente, per amarti senza confini.
Ed ho provato a fare un paio di chiacchiere con te, Frida. Te che poi sei me e sei chiunque stia ascoltando. Perché di fronte al mare, al cielo e al vuoto del dolore, siamo tutti senza forze, uguale a te che non cammini.
E ti lascio la parola sull'amore, in conclusione a questo giorno che ti celebra nascente. Quanti anni compi? Adesso è notte. La mia notte.
La mia notte sa che mi piacerebbe guardarti, seguire con le mani ogni curva del tuo corpo, riconoscere il tuo viso e accarezzarlo. La mia notte mi soffoca per la tua mancanza. La mia notte palpita d'amore, quello che cerco di arginare eppure palpita nella penombra, in ogni mia fibra. La mia notte vorrebbe chiamarti, ma non ha voce. Eppure vorrebbe chiamarti e trovarti e stringersi a te per un attimo e dimenticare questo tempo che massacra. Il mio corpo non può comprendere. Ha bisogno di te quanto me, può darsi che in fondo, io e il mio corpo, formiamo un tutt'uno. Il mio corpo ha bisogno di te, spesso mi hai quasi guarita. La mia notte si scava fino a non sentire più la carne e il sentimento diventa più forte, diventa più acuto, privo della sostanza materiale. La mia notte brucia d'amore.
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