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Immagine del redattoreMayra Stella M.

Il KIT disordinario - parole che ti piaceranno

Cari Voi, Salve.

Negli episodi precedenti ho dichiarato a CHI mi rivolgo. E se sei ancora qui a guardarmi, allora sei un TU anche tu.


Ho pensato di stilare un KIT da Disordinario.

La sensibilità è spesso qualcosa di complesso da esprimere, soprattutto con le parole.

E, benché il buon Henri Matisse dicesse ai suoi giovani allievi:


Volete dipingere? Allora dovete tagliarvi la lingua, perché la vostra decisione vi toglie il diritto di esprimervi se non con il pennello. […] Io mi esprimo soltanto attraverso la loro relazione

Beh, non è nella natura umana fare a meno della lingua. Scritta o blaterata.

Ho pensato di raccogliere una serie di strumenti-parole che è comodo usare e che, forse, già fanno parte della vostra lingua. Sapete, quelle paroline random che, a pronunciarle, portano la conversazione ad un livello diverso.

Superiore? Bah, non saprei. Di sicuro più attento.


Le ho scelte un po' così, queste parole: acchiappandole dai discorsi degli ultimi giorni.

Nella speranza che questo format vi piaccia e che possa continuare con sempre più parole.


  • Agenda: sappiamo tutti cos'è un'agenda. Alcuni saranno ossessionati dalla pianificazione e dai quaderni (cioè, almeno spero: non son l'unica, vero?). Pile di quaderni comprati e mai iniziati, post-it, calendari. Agende, appunto. Ma sapete da dove viene la parola “agenda”? L'origine è latina e deriva dal verbo ago, -is e vuol dire agire, fare, trattare, mandare innanzi, indurre, abitare. Tutto ciò che caratterizza una vita quotidiana, insomma: parole decisive, cose da fare, da mandare avanti. Deduzioni e riflessioni. Ago vuol dire anche trascorrere, come Aetatem agere, trascorrere la vita. Che poi, è quello che registriamo sulla nostra agenda, cercando di darle un senso, un'ordine.

  • Postilla: è una piccola nota, un “tra parentesi” relegato a fine discorso, a piè pagina. Il suono scintillante dà un senso di luccichio fugace, come un brillore: ed infatti è contrassegnato spesso da un asterisco. Che poi è una stellina nera. Bene: postilla è anche lei latina e vuol dire “dopo quelle cose”. Post illa. Dopo tutto ciò che si è già detto. La ciliegina sulla torta, insomma.

  • Vademecum: Lo sappiamo tutti cos'è, vero? Un piccolo libretto, come un manuale, tascabile e da portare sempre con sé. Non ha importanza di cosa parli, purché sia un prontuario di consigli pratici che ti accompagna dovunque tu vada. Ed infatti nasce dall'unione di due parole, latine anche queste: Vade Mecum, vieni con me. Che, a dirla tutta, sembra un invito. Sembra un invito, ma è una guida, un compagno di viaggio, qualunque mare tu decida di attraversare.

  • Cellula: come quelle di cui siamo fatti. “Ma non eravamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni?”, sì, sì: ha ragione anche Shakespeare. Perché anche i sogni sono fatti di cellule. Sapete cos'è una cellula? È la più piccola struttura classificabile come essere vivente. È qualcosa che funziona, come un micro spazio indipendente e replicabile: una unità di misura attiva. E – indovinate un po'? - anche questa parola deriva dal latino: è il diminutivo di cella, camera. Quindi cameretta. Cellula, di base, vuol dire cameretta. Come quella in cui ci rifugiamo a creare, fare e vivere la nostra intimità più intima. Quindi, ogni spazio che accolga una vita, una creazione, può essere definito cellula. Voi ce l'avete un studio? Un Atelier? Un vostro spazio di creazione? È la vostra cellula.

  • Pro Capite: questa espressione mi è sempre piaciuta, tanto che ad una certa, avrei voluto esordire salutando la gente con SALVE PRO CAPITE! Poi ho pensato che mi avrebbero presa un po' per matta – e non che non lo sia – ma magari no. Salve è un augurio: nell'antica Roma lo utilizzavano come saluto a chi (anche la parola saluto ha la stessa radice) per augurare una buona salute. Saluto alla salute, ecco appunto. Pro càpite (occhio all'accento!) vuol dire per ciascuno. Nel senso di Uno ad Uno, presi singolarmente nella propria individualità. Penso sia un concetto molto bello che valorizza la specialità di ciascuno, senza massificarci in un approssimativo tutti. E dunque Salve Pro Càpite sarebbe stato un augurio di buona salute, benessere, a ciascuno, uno ad uno.


Direi che per oggi possa anche basare così.

Spero possa esservi utile questa piccola raccolta di parole incisive, che stimoli riflessione come è accaduto a me quando le ho ascoltate per la prima volta nel lontano Liceo (grazie prof. del mio cuore!).

Se anche voi siete dei Disordinari, probabilmente vi piacerà aggiungere questo KIT nel vostro bagaglio creativo.

E poi fa sempre figo sapere un po' di latino!

Bacini

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