Ama Te Stesso PRIMA del Prossimo Tuo
Ogni buon libro, sapete, di quelli che si rispettano, prevede una presentazione.
Ciao, sono Mayra.
Ma mi sono presentata così tante volte, in questi 28 anni, che proprio non ho voglia di farlo daccapo.
E poi, a chi servono le presentazioni?
Siamo nel Tempo dei Social.
Sono Mayra Sella M.
mayrastellam.
Mayra.
Andate a vedere il mio profilo Instagram, quello Facebook, cercate su Google.
Io sono quella.
Niente di diverso.
Magari qualcosa in più.
Sono tante e a volte troppo poca.
Ma non saranno certo un paio di righe qui ed ora a definirmi.
Se avete voglia, continuate a leggere.
Altrimenti, avrete già smesso prima di arrivare a questo rigo esatto.
Non ho aspettative, né ambizioni, sulla scrittura.
Le ho avute sull'arte, forse: ho desiderato, creduto e preteso di essere artista.
Il mio mondo è diventato un'ossessione. Malsana, fino ad ammazzarmi. Fino ad ammazzarla.
È sepolta, ora.
Non so se sia morta o brulica subdola.
Ma non la vedo.
E non prendiamoci in giro: ciò che non vediamo, non esiste.
Siamo tutti bambini che piangono se non vedono mamma.
Siamo tutti bambini nascosti sotto il mantello dell'invisibilità.
Siamo tutti bambini.
Odio i bambini.
Piangono. Ridono.
Sono deboli.
Forse li invidio.
Sbavano e strillano.
Li detesto.
Non sarò madre.
Purtroppo sono stata figlia.
Purtroppo?
Mi piace scrivere, mi rilassa.
Mi fa sentire libera di dire ciò che penso, ciò che provo, ciò che sono, senza l'ansia che qualcuno mi giudichi.
Scrivo e non so se qualcuno mai leggerà.
A volte nascondo ciò che scrivo.
A volte scrivo per qualcuno.
E scrivo anche per me.
Ogni volta scrivo per me.
Poi, le parole si modellano sulla realtà che accoglierà.
Scrivo biglietti, recensioni, temi, post-it.
Scrivo messaggi.
Tutti scriviamo.
Ma io scrivo di più. Scrivo sempre. Dovunque.
Ed in qualunque forma di me.
Sono triste, scrivo.
Sono felice, scrivo.
Piango, scrivo.
Scrivo anche quando sono ubriaca. Come adesso.
E siccome in vino veritas, le parole sono la mia verità.
Se non fossi Mayra, sarei un libro.
Non è vero.
Sarei una scatola, piena di biglietti scritti su qualunque angolo di cosa.
Sullo scontrino, sull'angolo del quaderno di matematica, sul tovagliolo e sulla chat di un gruppo Whatsapp.
Sono frammenti.
Tutti siamo frammenti.
Frammenti di noi stessi.
Com'era la storia di un grande disegno che si compone giorno dopo giorno?
Se è vero che siamo come tasselli di un puzzle, siamo un mucchio di roba senza senso.
Roba che forse mai si disporrà bella e comprensibile.
Ma questo non vuol dire che quei pezzi, un senso non ce l'abbiano.
Siamo frammenti di un vaso rotto.
Parte di un unicum la cui essenza vive anche quando non è visibile agli altri.
Chi sono gli altri?
Abbiamo davvero bisogno che questi altri ci riconoscano in una forma che ci appartiene e che esiste a prescindere dalla riconoscibilità tangibile?
Io sono me.
Sono questo bicchiere di vino che mi ascolta mentre scrivo.
Sono le lacrime che mi sciolgono il mascara.
Sono il sorriso che vedi al lavoro.
Sono un unicorno, che non esiste eppure esiste.
Sono vergine e non lo sono.
Sono paura coraggiosa.
Sono magra e cicciona.
Sono quello che voglio essere.
Quando voglio.
Tu puoi essere ciò che vuoi.
Tu lo sei già.
Non so cosa sono. So una parte di chi sono.
So cosa non sono.
Queste pagine saranno un cammino.
Di scoperta? Di ricordo? Di affermazione?
Non lo so e neppure mi interessa.
Esisteranno.
Come me. Con me. Perché sono me.
Io sono così: frammenti di qualcosa. Incoerente e vulnerabile.
Ma esistente. In una forma.
Diario.
Scrivo per me.
Fate tante cose. Ma fate sempre almeno una cosa solo per voi.
Ama te stesso, sopra ogni altra cosa.
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